C’era una volta in Puglia

Mi sono occupata di turismo incoming, ovvero l’arte di attrarre turisti verso una destinazione, per molti anni e per molti anni mi sono chiesta se quanto proposto non potesse discostarsi almeno un po’ da quelli che fossero i classici circuiti, proponendo con azzardo luoghi d’incanto che raccontassero, con marcati accenti, la Puglia più vera. Quella delle piccole spiagge nascoste e difficilmente raggiungibili, delle Ville Storiche aperte solo su richiesta o della campagna coltivata ad ulivi durante il raccolto, delle piccole osterie casalinghe e dell’artigianalità locale su piccolissima scala (pezzi unici per intenderci). Non erano tempi maturi, la Puglia come la si conosce oggi doveva ancora venire, i milionari di tutto il mondo passavano le vacanze in Sardegna o in Sicilia, i matrimoni vip erano egemonia di una parte d’Italia con una ben più lunga tradizione e forse più grande vocazione turistica.

Dovevamo “guidare” i visitatori attraverso un territorio un po’ difficile, alcune volte ostile e poco abituato alle presenze di massa, Gargano escluso, così non ci restava che far conoscere la città d’arte per eccellenza, Lecce, per poi passare con toccata e fuga ad Otranto, arrivare a Bari dove velocemente si attraversava la città vecchia, il patrimonio dell’Unesco a forma di cono, Alberobello, Trani e la Cattedrale, Castel del Monte e…tutti a casa.

Le Masserie, e sorrido al solo ricordo, erano dimore per lo più contadine, ancora vissute dai Padroni che lavoravano con fatica le terre tutt’intorno.

Ben lontane da ciò che oggi definiamo relais di charme, benché di fascino ne fossero sempre state intrise, almeno agli occhi di chi è nato con la Puglia nel cuore.

Oggi tutto e cambiato. Si parla di pugliesità, come fosse uno stato d’animo al limite tra estasi e felicità, si rivendica con orgoglio la propria appartenenza,

Si vuole conoscere, scoprire, fare le orecchiette e ballare la pizzica come fosse una nuova pratica meditativa, bere vino pugliese e mangiare prodotti a km 0, il nuovo “esotico”. Il sushi lascia il posto a polpo e ricci crudi, le cime di rapa sono il nuovo must vegeratiano, il servizio “buono” lo si va a compare a Grottaglie, la costa si scopre in caicco, in masseria ci si sposa.

Insomma, di Puglia si mangia, si beve, ci si veste e si vive.